recensione a cura di The talking mule
Buone notizie dall'inizio del 2013! Dopo un autunno avaro di pellicole di un certo interesse, con l'inizio del nuovo anno è in arrivo una notevole quantità di titoli carichi di aspettative. Di Django Unchained avevo già detto qualcosa qui, ma dopo averlo visto c'è moltissimo da aggiungere; si pone come il secondo e "americano" episodio di una trilogia di film "storici", iniziata con Inglorious Basterds e che si concluderà con Killer Crow, sulle gesta di una compagnia di soldati di colore subito dopo lo sbarco in Normandia (tema questo già affrontato da Spike Lee con il suo Miracolo a Sant'Anna).
Il film
Il concetto di film storico di Quentin Tarantino non passa per il filologico rispetto dei fatti, ma per la resa su schermo di un'atmosfera, un'idea di passato, con l'aggiunta di alcuni elementi pulp che da sempre caratterizzano lo stile dell'autore.
Django Unchained si propone come omaggio del regista al genere spaghetti western, in particolare a Django, mitico film di Sergio Corbucci con protagonista Franco Nero.
Se nel film originale Django era un inquietante reduce dalla guerra di secessione che tornava a vendicare l'assassinio della moglie, trascinandosi dietro una bara dal misterioso contenuto, Tarantino ambienta il suo film qualche anno prima e centra il discorso sulla schiavitù (argomento evidentemente di moda, considerando la prossima uscita di Lincoln di Steven Spielberg).
Django (Jamie Foxx, gran fisico) è uno schiavo di colore, che viene liberato da un eccentrico bounty killer tedesco, il Dr. King Schultz (Christoph Waltz, molto divertente), affinché lo aiuti a trovare ed uccidere tre ricercati. Dopo questa prima avventura, i due decidono di continuare a lavorare insieme fino al disgelo, quando si recheranno in Mississippi per tentare di liberare dalla schiavitù anche la moglie di Django, Broomhilda (Kerry Washington, molto in parte), che nel frattempo è stata acquistata da un ricco possidente del sud, Calvin Candie (Leonardo Di Caprio, a cui la barba dona assai). Lo scontro con la cultura schiavista del sud si rivelerà però molto difficile da sopportare, più per Schultz che per Django, fino allo scatenarsi della crisi finale dove non mancano sparatorie , botte, sangue e vendetta, com'è nella tradizione del genere e del regista.
Il film è lungo quasi tre ore (un trend del 2013?) che scorrono veloci come il fiume Mississippi. Questa pellicola, se da una parte il film ci rende orgogliosi - come Nazione - per essere stati capaci di reinterpretare così bene un genere tipicamente yankee che un regista a stelle e strisce lo prende ad ispirazione, dall'altro ci si potrebbe domandare quali strumenti abbia lo spettatore medio americano per cogliere le finezze, come le musiche o come i passi di dressage che Django fa fare al cavallo nel finale, riprese pari pari da Lo chiamavano Trinità... La domanda evidentemente è oziosa: il box office sta premiando il film, i cui incassi hanno già quasi doppiato il costo di produzione.
Evidentemente - citazioni o no - il buon cinema non può non piacere!
Gli attori
Oltre a quelli già citati è un vero piacere rivedere gente del calibro di Bruce Dern, Don Johnson, con un buffo pizzetto, Robert Carradine, fratello più giovane dei più famosi David e Keith, e James Remar (il papà adottivo di Dexter nell'omonima serie). Samuel L. Jackson merita un discorso a parte, capace com'è di dare sostanza alla storia interpretando un personaggio che è la vera anima nera del plot. Franco Nero fa una divertente comparsata nel ruolo del proprietario di un lottatore nero che viene sconfitto dal mandingo di Calvin Candie; Tarantino lo ha da subito voluto nel film come personale omaggio al Django del 1966.
Colonna sonora
Come Tarantino ci ha abituati, la colonna sonora è entusiasmante (il regista ha utilizzato per la colonna sonora diversi esemplari dalla sua collezione personale di vinili d'epoca) e mischia grandi pezzi del passato, si passa dal tema originale di Django cantato da Rocky Roberts alla canzone scritta a quattro mani da Elisa e Ennio Morricone,al tema di Trinità (!) senza dimenticare la musica nera, John Legend, 2pac e James Brown.
2013 - Django Unchained
Regia: Quentin Tarantino
Fotografia: Robert Richardson
Fotografia: Robert Richardson
Scenografia: J. Michael Riva
Costumi: Sharen Davis
Montaggio: Fred Raskin
aspettavo questo film da mesi (o anni?) ormai visto che il mio ragazzo è un grande fan di Tarantino e la prima parte del film mi ha conquistata, la seconda invece dovrei rivederla. Tarantino ha grande capacità e bravura, si vede che fa solo ed esclusivamente quello che lo appassiona, curando i minimi dettagli e questa è una cosa che chi vede i suoi film non può che notare e apprezzare!
RispondiEliminaquesto film mi ispirava già molto prima, ora dopo la tua recensione non mancherò di andarlo a vedere...!!
RispondiEliminaOltre a Lincoln non vedo l'ora che esca anche Les Miserables!!!!
@lens Tarantino fa quel caspita che gli pare come gli pare, ma si vede che gli piace talmente tanto che il suo divertimento nel fare contagia il nostro nel vedere!
RispondiElimina@blooms: condivido, soprattutto Les Miserables perchè farlo in musical è una sfida nella sfida
Stay tuned! ;-9
The T Mule
A me è piaciuto moltissimooooo!!!!:) ti seguo passa da me se ti va!!!:)
RispondiEliminahttp://anordinarylifestylebook.blogspot.it/2013/01/me-new-hoops-watch.html
Io non conosco Tarantino, lo splatter non è proprio il mio genere. Ma penso che dopo Django mi piacerebbe vedere qualcosa di suo! Sì, perché questo film mi ha proprio "presa", sono uscita dalla sala colpita da questo regista, dai suoi tic, dal suo stile, dalla sua ironia (la scena con protagonista l'embrione del Ku Klux Klan? Spassosissima!).
RispondiEliminaOttima recensione, che mi da spunti sulla colonna sonora (non sono una fan nemmeno del spaghetti western...).
Ciao Meggie, Tarantino oltre ad essere un grande cinefilo è anche un esperto di musica: le colonne sonore dei suoi film sono sempre bellissime e mai banali. Se non ami il genere iperviolento di consiglio di vedere "Jackie Brown", ha un intreccio meraviglioso!
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