Dopo cinque anni, torna a dirigere un nuovo film Jean-Pierre Jeunet. Forte di alcuni titoli memorabili nel passato (l'abrasivo Delicatessen, ma anche il sanguinario Alien la clonazione oltre al celeberrimo Il favoloso mondo di Amélie), come tutti i grandi autori Jeunet ama sviluppare alcune tematiche che gli sono care: la famiglia - spesso d'elezione più che di sangue - il rapporto con la morte e, soprattutto, la casualità che rende la vita imprevedibile e affascinante.
Se dovessimo condensare in un aggettivo l'universo immmaginario di Jeunet non avremmo dubbi: strambo! Strambi sono i personaggi, strambo il mondo in cui vivono: un universo al margine del mondo reale. Non per questo però i sentimenti sono meno profondi ed i dolori meno veri; non fa e non si fa sconti Jeunet: la vita è dura anche quando è magica!
Bazil, il protagonista interpretato da Dany Boon (qui sempre convincente dopo l'ottima prova in Giù al nord), da bambino perde il padre artificere in Africa saltato su una mina antiuomo, fuggito dall'orfanatrofio lo ritroviamo commesso in un negozio di dvd (come, nella realtà, fece Quentin Tarantino, solo un caso o una strizzata d'occhio?). Una sera, coinvolto per caso in una sparatoria, sopravvive ma gli resta una pallottola conficcata nel cervello. In seguito al ricovero in ospedale perde tutto: casa, lavoro e fiducia nella vita. L'incontro con una comunità di barboni riciclatori di rifiuti gli regalerà una famiglia e nuova speranza ("devi toglierti quella pallottola dalla testa figliolo", ovviamente non in senso letterale). Bazil viene per caso (o per magia?) a scoprire che le due fabbriche che hanno prodotto la mina che uccise il padre ed il proiettile che si porta nella testa si trovano proprio nella sua città e proprio una di fronte all'altra, come in una infinita guerra di trincea. Escogita dunque un piano, aiutato dai suoi improbabili quanto versatili amici, per abbattere le due multinazionali produttrici di sofisticati strumenti di morte.
Ovviamente Bazil non si abbasserà al livello dei suoi nemici, che verranno perduti dalla loro stessa avidità e destinati ad essere ridicolizzati e messi a nudo attraverso la nuova arma: internet (Jeunet precorre il fenomeno wikileaks con apprezzabile anticipo).
Come sempre nei film di Jeunet la scenografia è semplicemente adorabile. Bellissimo il contrasto fra le abitazioni, con interni in perfetto stile "steampunk", underground, tecnologici e retrò al tempo stesso per la banda dei barboni, uno stile techno-minimal per uno dei due direttori delle fabbriche d'armi e perfetta casa borghese per l'altro (interpretato da André Dussollier, presenza costante nei film di Jeunet, i meno giovani lo ricorderanno come uno dei tre scapoloni - il pilota d'aerei - di Tre uomini e una culla di Coline Serrau).
Jeunet ci presenta un mondo dove il male è presenza costante, ci sono dittatori che escogitano colpi di stato, fabbricanti d'armi senza scrupoli, malviventi che si sparano per strada. C'è anche chi, come Bazil, non ha più nulla, nè padre, nè madre e una minaccia costante per la sua vita dentro al suo corpo.
Eppure questa strana famiglia di barboni dimostra di avere ciò che il denaro non può comprare: l'amore ed il sostegno di una famiglia, sia pure "di risulta", come i personaggi ripetono spesso. Come tutto il materiale che toccano sono imperfetti, mutilati nell'anima o nel corpo, aggiustati alla meglio. Però, insieme ai difetti, ognuno di loro ha un talento e la volontà dimetterlo a disposizione di chi ama.
Eppure questa strana famiglia di barboni dimostra di avere ciò che il denaro non può comprare: l'amore ed il sostegno di una famiglia, sia pure "di risulta", come i personaggi ripetono spesso. Come tutto il materiale che toccano sono imperfetti, mutilati nell'anima o nel corpo, aggiustati alla meglio. Però, insieme ai difetti, ognuno di loro ha un talento e la volontà dimetterlo a disposizione di chi ama.
Si prende così com'è, il materiale di risulta, lo si aggiusta e - a volte - se ne può trarre una vera e propria opera d'arte, come Petit Pierre lo strambo l'inventore sa fare costruendo con le posate un robot che chiede l'elemosina!
Sembra un film davvero carino! Avevo giusto bisogno di un consiglio cinematografico, io vado matta per questi film e Giù al nord mi è piaciuto molto (l'ho scritto anche sul mio blog ;D)
RispondiEliminaOra lo noleggerò senz'altro!
Un bacione e tanti auguri di buon anno!
Cocò
Appunto l'ho visto domenica sera! E ho preparato un post su un'altra opera di Jeunet per venerdì!
RispondiEliminaLe immagini del film sono all'altezza di Jeunet: i personaggi un po' strani, la poesia, l'umorismo, c'è tutto. Manca però secondo me un po' di spessore che gli altri film avevano: qui siamo alla limite della bella favola per bambini, e avrei voluto qualcosa di un po' più adulto. I personaggi buoni, così sfigati che siano, sono troppo buoni, troppo sorridenti, troppo lisci. Appena dopo il film sono andata a guardare un pezzi di Amélie su YouTube, e la recita di Audrey Tautou è più complessa, più cupa addirittura.
Questo ovviamente è per fare la difficile e perché sono sempre esigente con i miei registi preferiti (che non si devono accontentare di imitare loro stessi), ma nonostante questi piccoli diffetti il film mi è piaciuto davvero tanto, e ce l'ho ancora nella testa!
P-S: Calculette (come si chiama in italiano? E' la ragazza che calcola sempre tutto) ha uno stile retro stupendo in questo film! Non conoscevo l'attrice, che ho trovata molto brava, e ho scoperto che è principalmente un'attrice di teatro.
RispondiEliminaJeunet mi ha sempre fatto impazzire per la cura delle scenografie. Attendo con ansia il post! Sì sono d'accordo, manca un pizzico di complessità, di "spessore psicologico". Però anche i cattivi sono troppo cattivi!
RispondiEliminaPersonalmente credo che l'effetto fosse voluto. A pensarci bene di solitomi dilungo un po' di più sui personaggi, questa volta si vede che avevo poco da dire! Il personaggio più approfondito è la contorsionista (sempre le donne a complicare, ehehe).
Il ruolo di Bazil in origine era stato offerto a Jamel Debbouze (quello di Angel-A di Besson, oltre che Asterix e Cleopatra con Depardieu), chissà come l'avrebbe fatto lui...
Mi pare che si chiami Calculette anche in italiano, lo stile è azzaccatissimo, dice molto del personaggio senza neppure bisogno che parli!
@Cocò Giù al nord è un tipo di film molto diverso da questo. Io mi sono divertito guardandoli tutti e due (non insieme intendo)!
F
Penso anch'io che l'effetto "liscio" fosse voluto, ma da parte da un tipo complesso come Jeunet, perché? Ho paura che lo scopo fosse commerciale: in Francia il cinema si sta riprendendo, e i film che hanno registrato più ingressi da noi in questi 2-3 ultimi anni erano francesi (anche su questo un post in arrivo). Danny Boon è uno degli attori più amati da noi (così come Jamel Debbouze, che avrà la stessa popolarità di Zidane qualche anno fa), e credo che Jeunet abbia mirato al grande pubblico e non ai tre snob di cui faccio parte.
RispondiEliminaNon saprei, da un lato mi pare che J abbia costruito la sua fortuna proprio non curandosi eccessivamente del "mercato", dall'altro non so come stia andando in Francia, ma qui non è che stia facendo sfracelli (nulla a che vedere con Amelie, comunque...)
RispondiEliminaQuanto ai tre snob...chi sarà il terzo? ;-)
http://www.youtube.com/watch?v=cvrRF6un-NU
Haha lo devo rivedere Caro Diario, perché l'ho visto troppo presto (=quando il mio italiano non mi permetteva ancora di capire tutto). Questo passaggio esprime molto, ecco abbiamo trovato il nostro terzo snob!
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