mercoledì 31 marzo 2010

Itinerari partenopei



Loredana Federico, fedele lettrice di Torino Style, ci propone un percorso turistico breve, ma denso di storia, cultura e scenari suggestivi, tra gli innumerevoli luoghi d’interesse che una città sorprendente ed eclettica, quanto controversa, come Napoli vanta: Napoli sotterranea e il centro storico, la Villa Floridiana e la Certosa di San Martino.

Alla Napoli sotterranea si accede da Piazza San Gaetano, in pieno centro storico; in essa, armandosi di scarpe comode e qualche pullover, ci si può immergere, a 40 metri di profondità, nel labirinto di cisterne e cunicoli lungo cui si snodano secoli di storia, ricchi di fascino. Le escursioni consentono di scandagliare l’acquedotto greco-romano e i ricoveri antiaerei della seconda guerra mondiale, nonché quel che è stato riportato alla luce di un teatro anch’esso greco-romano, dove si esibì perfino Nerone, a cui si accede da una botola situata sotto il letto a scorrimento di un appartamento, in un tipico basso in Vico Cinquesanti, attiguo a Piazza San Gaetano. Unica raccomandazione: non essere claustrofobici.
Per conoscere orari di apertura e prezzi, consultare il sito www.lanapolisotterranea.it alla voce “escursioni”.
Altri interessantissimi percorsi ipogei greco-romani si snodano al di sotto della Basilica di San Lorenzo Maggiore, nella stessa piazza San Gaetano, e, poco distante, sotto la basilica paleocristiana di Santa Restituta, accorpata al Duomo.
Giorni e orari di apertura degli scavi di San Lorenzo Maggiore sono: dal lunedì al venerdì 09,00-13,00/15,00-17,00; sabato 09,00-17,00; domenica 09,30-13,30.
Giorni e orari di apertura dell’area archeologica del Duomo sono: giorni feriali 09,00-12,00/16,30-19,00; giorni festivi e prefestivi 09,00-12,30.
Vale la pena visitare anche il Cimitero delle Fontanelle, nel cuore del Rione Sanità, ai piedi della collina di Capodimonte, forse il più suggestivo e leggendario tra i posti che trasudano cultura e superstizioni popolari. Per raggiungere il Rione Sanità, a nord del centro storico, occorre prendere la Linea metropolitana 1, scendere alla stazione Materdei e proseguire a piedi per un tratto di strada.


Riemersi sul presente, magari affamati, basterà guardarsi intorno: la zona del centro storico è ricchissima di pizzerie e trattorie d’eccellenza, ma la mia preferita è quella di Di Matteo, a via Tribunali 94 (via che attraversa piazza San Gaetano e incrocia via San Gregorio Armeno), spartana e piuttosto piccola, ma qualitativamente tra le migliori (da assaggiare le frittatine e gli arancini!).


Da piazza San Gaetano si può imboccare la ben nota via dei pastori, San Gregorio Armeno, oppure muoversi liberamente lungo i vicoli che si intersecano. L’ideale sarebbe di proseguire verso Piazzetta Nilo, una delle zone più esoteriche del centro, non a caso definita “il Corpo di Napoli”, e spingersi fino al celeberrimo e cantato monastero di Santa Chiara, ma, se il tempo dovesse stringere, meglio virare da piazzetta Nilo, su per il vico San Domenico Maggiore, costeggiante l’omonima chiesa, verso la vicina Cappella San Severo, in cui oltre ad approfondire la leggenda che avvolge la figura dell’alchimista Raimondo di Sangro, principe di San Severo (ne sentirete delle belle!), e le sue macchine anatomiche (a me fanno una certa impressione!), ci si incanterà dinanzi al Cristo Velato, scultura in marmo di Giuseppe Sammartino, considerata uno dei maggiori capolavori della scultura mondiale.
Per orari di apertura e tariffario, consultare il sito www.museosansevero.it
Portiamoci nella parte alta e panoramica della città, nel quartiere Vomero per l’esattezza. Dai due ingressi, situati in via Cimarosa e in via Aniello Falcone, si accede al complesso della Floridiana, costituito da un ampio parco e dalla villa che ospita il Museo Nazionale della Ceramica Duca di Martina. La villa, risalente alla prima metà del XVIII secolo, fu acquistata e fatta ristrutturare dal re di Napoli Ferdinando I di Borbone nel 1816, allo scopo di regalarla come residenza di villeggiatura a Lucia Migliaccio, duchessa di Floridia − da cui il nome −, da lui sposata solo un mese e mezzo dopo la morte della sua prima moglie, Maria Carolina. Il museo è considerato fra i più bizzarri d’Italia … scoprite perché!
E’ aperto tutti i giorni dalle ore 8.00 alle ore 14.00. Chiuso il martedì.
Il parco invece ha un orario invernale: dalle 8,30 alle 16,00, e un orario estivo (da giugno a settembre): dalle 8,30 alle 19,00 (chiusura varchi: ore 19,30).
Prima di lasciare Napoli, è d’uopo fotografarla da uno dei punti di osservazione più suggestivi: il belvedere di San Martino, sulla sommità della collina vomerese. Giunti in zona, vale la pena visitare Castel Sant’Elmo, edificato nel 1275 e ampliato nel 1329 da Roberto d’Angiò, e la Certosa, fondata nel 1325 da Carlo duca di Calabria e più volte rimaneggiata nei secoli. L’annesso museo è un altro scrigno delle meraviglie partenopee, con collezioni variegatissime e di alto pregio.
Per raggiungere il belvedere, occorre prendere la Metropolitana Linea 1 fermata piazza Cavour, poi effettuare un cambio con la Metropolitana Collinare linea 2, fermata Piazza Vanvitelli (o in alternativa una qualsiasi delle funicolari che portano al Vomero) e qui salire sull'autobus V1 fino a largo San Martino.
La Certosa e il museo sono aperti tutti i giorni dalle 8.30 alle 19.30. Chiuso il mercoledì.

Se dopo tanto camminare vi si è stuzzicato l'appetito s'impone una sosta  allla pizzeria Brandi che costituisce senza dubbio una tappa obbligata per chi intende scoprire il luogo che diede origine alla pizza Margherita, inventata in nome di Margherita di Savoia.
La si trova a Salita Sant'Anna di Palazzo 1/2, una traversa di via Chiaia (zona Piazza Plebiscito).

lunedì 29 marzo 2010

Angeli sul ghiaccio






Torino Style ha seguito per voi la finale del pattinaggio di figura donne e il galà finale dei campionati mondiali di Torino 2010.
Lasciamo ad altri, più competenti di noi, i commenti sulla tecnica. Noi ci occupiamo di stile e vi proponiamo le nostre impressioni sulle protagoniste del concorso più atteso, il singolo femminile.
First of all alcune impressioni generali: da profani quali siamo restiamo affascinati da come riescano sei pattinatrici a riscaldarsi contemporaneamente sulla pista senza creare collisioni. E' divertente notare il diverso approccio delle atlete a questo momento. Alcune si caricano eseguendo salti "seri" per richiamare l'attenzione e l'applauso del pubblico, mentre altre preferiscono mantenere la concentrazione senza fare concessioni ai tifosi.
Un breve commento sulle atlete che più ci hanno impressionato:
Viktoria Helgesson (Svezia): arriva decima, ma vince la palma di pattinatrice più trendy grazie all'acconciatura platinata che svecchia un po' un ambiente di solito molto "classico".
Cynthia PHANEUF (CAN): ha senza dubbio il fisico più bello da vedere, indossa un microcostume mozzafiato in stile arabeggiante. Non sbaglia nulla. Sexy ed elegante, ci piace! 
Miki ANDO (JPN): sfoggia un incredibile costume in stile egizio, riuscendo a non sembrare ridicola. Per la cronaca passa dall' 11° al 3° posto, e non stupisce, visto che apprendiamo come sia l'unica atleta capace di esibirsi in gara in un quadruplo salto. Roba da far girar la testa!
Yu-Na KIM (KOR): campionessa olimpica in carica, fisico esile e uno sguardo "che uccide". Sfoggia un costume piuttosto classico, che sembra dire "niente fronzoli, sono qua per vincere!" e infatti passa dal 7° al 2° posto permettendosi anche una caduta e un esercizio da lì in poi poco convinto.
Mao ASADA (JPN): fisicamente è la più esile di tutte. Indossa un bel costume rosso e nero e  - signore e signori - è una vera diva. Non sbaglia nulla e vince, con uno score valutato molto severamente rispetto a quello della coreana. Saluta tutto il pubblico con grazia e quel pizzico di alterigia che solo i grandissimi sanno non trasformare in antipatia. 
Carolina Kostner (ITA): Esegue un programma quasi perfetto (suo miglior punteggio quest'anno), in barba alla "maledizione della caduta". E' impressionante nel riscaldamento, dove esegue salti doppi con la stessa facilità con cui una persona normale infila le pantofole. Dal vivo è straordinariamente aggraziata, si valorizza indossando il costume (Cavalli) più bello in assoluto. Alla fine del suo esercizio il pubblico è in piedi e lei - genuinamente - si commuove. Onorevolmente sesta, per quanto si è visto in pista avrebbe meritato di essere almeno un paio di posizioni più in su. In classe ed eleganza resta sempre e comunque da medaglia d'oro. 
Lasciata alle spalle la tensione della gara, al galà finale il clima era di puro divertimento e gli atleti si concedevano qualche ammiccamento al pubblico. Emozionante l'apertura con Carolina Kostner, mentre il francese Brian Joubert, in una smaliziata versione discotecara, brillava per il look da "Saturday Night Fever" e per la capacità di coinvolgere il pubblico in visibilio per il numero della corsa sul posto; particolarmente simpatici i fratelli scozzesi Sinaed e John Kerr, estremamente affiatatati, e il duo canadese formato dalla bella Tessa Virtue, elegantissima e super classica con il tutù nero e Scott Moir, in maglia da hockey, nella parte del ribelle a ritmo di rap.

Last but not least, il pubblico del Palazzo a Vela di Torino: applaude sportivamente, incoraggia tutte le atlete dopo errori o incertezze, contesta rumorosamente le decisoni arbitrali "discutibili". Tributa un vero trionfo (sembrava dovesse crollare il palazzetto!) alla Kostner, che si è allenata qui per alcuni anni prima di andare in America. 

venerdì 26 marzo 2010

Alice: solo chi è pazzo cambia il mondo



Lo confessiamo: siamo fan della prima ora di Tim Burton. Abbiamo amato Edward mani di forbice, riso con Mars Attacks!, ci siamo spaventati con Sleepy Hollow e con Sweeney Todd, commossi con Nightmare before Christmas e la Sposa cadavere e - dulcis in fundo -meravigliati con La fabbrica del cioccolato. Tuttavia ogni film è un nuovo esame, ed è con sottile inquietudine, anzi, con una punta di pregiudizio, che siamo andati a vedere l'ultima fatica dell'autore americano: Alice in wonderland, per l'occasione in versione 3D.
La trama segue le avventure di Alice in un mondo al tempo stesso poetico e allucinato caratterizzato dall'inquietante estetica gothic tipica di Tim Burton.
Uno dei temi ricorrenti nei suoi film è quello della ricerca/accettazione di sè in contrapposizione alla dilagante omologazione della massa. In questo il film è una conferma: Alice, soffocata dai conformismi della società, trova la propria identità attraverso un percorso personale originale e rientra nella stessa società, non più come pedina inconsapevole, ma come individuo attivo e propositivo. La trasformazione (il passaggio dall'adolescenza all'età adulta), è ben sottolineata dai costumi: Alice cambia d'abito ogni volta che le succede qualcosa, quindi spesso. Lo stile, sembra dirci Burton, non è la pedissequa applicazione della moda ma l'interpretazione che ognuno di noi ne fa.
Ci hanno deluso alcune inaspettate cadute di stile, come Alice che al rientro nel mondo di sopra fa la morale a tutti i presenti e si esibisce in una ridicola "deliranza" ma, al di là delle scene più o meno riuscite, a noi di Torino Style è parso che per decollare davvero al film manchi quel briciolo di follia in più che l'avrebbe veramente reso "migliore". 


Per quanto riguarda i costumi: belli quelli vittoriani del party "matrimoniale"; la corte della regina rossa veste in stile '400 (curatissimi i personaggi di corte), quella della regina bianca è del '600. Il cappellaio matto sembra vestito dall'esercito della salvezza; Alice, oltre alle proprie dimensioni fisiche, cambia in continuazione vestiti e scarpe, tutti belli.  
Sia ai costumi che alle scenografie, rispetto alle capacità visionarie dimostrate nei film precedenti, manca quel non so che che in occasioni precedenti ci ha strappato un "ooooh" di ammirazione.


Sugli attori, tranne i personaggi umani, tutti pesantemente truccati o realizzati direttamente in grafica:
Johnny Depp: un'occasione persa, troppo truccato (molto più che nella chocolate factory), il personaggio non è particolarmente sviluppato dalla sceneggiatura. Non giudicabile.
Helena Bonham Carter: difficile ricordare l'ultima volta che NON ha interpretato una pazza psicopatica nascosta sotto mezzo quintale di make up. Non sarebbe ora di aprirle la gabbia?
Anne Hathaway: con occhi e bocca smisurati (di natura) non stupisce che abbia colpito l'immaginario di Burton. Per noi, le manca un pizzico di autoronia che avrebbe reso la svampita regina bianca un personaggio memorabile; perde l'occasione di rubare la scena a un big come Johnny Depp.
Mia Wasikowska: la good news del film. A 20 anni scarsi riesce a dare credibilità al personaggio, ed è davvero protagonista anche se circondata da mostri sacri dello showbiz. Sarà interessante vedere che film sceglierà in futuro, per il momento... chapeau!


Una nota sul 3D. In questo caso non aggiunge e non toglie nulla all'estetica del film; è infatti poco sviluppato (il film si può praticamente vedere anche senza indossare gli occhiali), pare quasi che perda anch'esso convinzione con il procedere della trama. La lotta con il Ciciarampa avrebbe potuto essere un pezzo di storia del cinema.


Sintesi: film godibile ma non imperdibile, da Tim Burton pretendiamo di più, lo aspettiamo con fiducia alla prossima prova!

mercoledì 24 marzo 2010

Napoli Style


Le vacanze di Pasqua si avvicinano, insieme alla voglia di sole e caldo. Perciò perchè non progettare di trascorrere un weekend a Napoli, dove mare, cultura e buona cucina ci permetteranno di divertirci senza un minuto di noia? E magari anche senza nuvole in cielo?
Oggi vi proponiamo un look da "vacanze napoletane" e qualche dritta per lo shopping, tanto per non venire meno alla nostra missione, ma tenetevi pronte, nei prossimi giorni arriveranno anche le sezioni "cultura" e "cucina". Buon viaggio!

A Napoli "famiglia" e "tradizione" vogliono ancora dire qualcosa, la passione per l'eccellenza è nel dna e l'esperienza di generazioni e la creatività di oggi si fondono. Impossibile non citare le famose sartorie da uomo partenopee, i cui più giovani ed estrosi rampolli fanno spesso capolino dalle  pagine di The Sartorialist; il celebre atelier di cravatte Marinella o i gioielli di Federica Gallotta, un piccolo pezzo di Napoli a Torino, che vanta la casa madre  Gallotta Gioielli a Napoli in Via Luca Giordano 30. Per chi resiste a tutto tranne che alle tentazioni, sarà impossibile non sostare da Gay Odin, storica cioccolateria napoletana con punti vedita sparpagliati per la città. Infine, immancabile un giro a San Gregorio Armeno, dove vengono prodotte, rigorosamente a mano, le statuine per il presepio, dai personaggi tradizionali a quelli agli onori della cronaca del giorno, per un souvenir "napoletano doc".


         foto http://www.adolfodominguezshop.com/



domenica 21 marzo 2010

Per le moderne Cenerentole


"Che cosa mi metto stasera?" non sarà più un problema. Diventare Flora, anche solo per poche ore, oggi è alla portata di tutte! The kitchen of fashion,  laboratorio-moda torinese propone gioielli unici, creati con fiori veri: "collane, spille, anelli, braccialetti, realizzati tutti rigorosamente con erbe e fiori freschi (menta, gelsomino, rose, edera, ortensie...), studiate ad hoc per abiti con scollature particolari, sulla personalità della cliente o del tema e del luogo dell'evento".
I bijoux floreali sono realizzati con fiori freschissimi, su misura per ogni cliente, che potrà non solo scegliere il modello che più le piace ma anche i fiori con cui verrà realizzato. Sono gioielli che creano da soli un look, possono rinnovare in un batter d'occhio il solito tubino nero, sottolineare scollature o nasconderle, ed anche essere un'originale alternativa a un bouquet da sposa.
Ogni gioiello viene realizzato solo su richiesta, in poche ore, e i prezzi sono assolutamente accessibili, a partire dai 30 euro, a seconda delle dimensioni dell'accessorio scelto e del tipo di fiori utilizzati.
Principesse per una notte? Non vi preoccupate, non vi troverete la mattina dopo appiedate e vestite di stracci, con i gioielli di fiori di Antonella potrete sentirvi uniche per un'occasione speciale, e senza brutte sorprese!!

Per info e contatti:  showroom@thekitchenoffashion.it

giovedì 18 marzo 2010

Stilose in gravidanza? Mission possible!


L'attesa di un bebè è un momento speciale nella vita di ogni donna, un periodo di riflessione, aspettative e pancia! Visto che le donne restano donne anche quando sono incinte, perchè costringerci in orribili vestiti da mongolfiera, salopette da metalmeccanico e biancheria degna di un'educanda del 1910? 
Vestire con stile anche in gravidanza è un nostro diritto, difendiamolo! 
Il corpo che cambia non va nascosto, indossare vestiti troppo ampi ci farà immediatamente sembrare enooormi, e visto che grasso è diverso da panciuto, cerchiamo di sottolineare la differenza! 
Evitiamo vestiti larghi, che scendono come una tenda sulla pancia creando  l'illusione di un corpo informe, piuttosto è meglio indossare un vestito attillato che evidenzi sì il pancione ma che contemporaneamente faccia vedere quanto è snello il resto del corpo!
Per rendere più femminili vestiti larghi e camicioni  potete evidenziare le vostre forme con una cintura o un nastro proprio sotto la pancia: isolerà la parte voluminosa evitando che fianchi e gambe sembrino altrettanto grossi.
E per i temuti piedi a canotto? L'inconveniente è purtroppo frequente, ma non riuscite a trasformare il male comune in una ragione di gaudio? Nascondete il problema indossando   il vostro vestito preferito sopra a  un paio di pantaloni o leggings.
I vestiti premaman vi deprimono? Approfittate di questo momento unico per sfoggiare le scollature vertiginose che normalmente non osereste mai portare. 
Per chi non vuole rinunciare al proprio stile, il consiglio è di investire negli accessori: borse, bigiotteria, ecc... consentono di essere eleganti e alla moda senza cedere al premaman e oltretutto si può continuare ad usarli dopo la nascita del caro pargoletto.
Anche una bella manicure o un nuovo taglio di capelli possono dare nuova verve quando non ci si può sbizzarrire più di tanto con l'abbigliamento e si ha voglia di cambiare look.

Dove comprare: rispetto a qualche anno fa le possibilità si sono moltiplicate; oggi molte catene di abbigliamento propongono anche la linea Mamma (Zara, Benetton ...), e molti negozi specializzati, come Faire dodò, offrono abbigliamento alla moda a prezzi abbordabili. Anche se siete in dolce attesa non volete rinunciare alla biancheria più seducente? Agent Provocateur, celebre marca di lingerie, arriva in soccorso con una linea dedicata a gravidanza e allattamento. Costa un patrimonio ma li vale tutti, perchè essere mamma non vuol dire rinunciare ad essere sexy!

domenica 14 marzo 2010

Quattrocchi sì, ma trendy!


Quattrocchi di tutto il mondo, esultate! Accantonate, almeno per il momento, le lenti a contatto, occhiali di tutte le fogge hanno invaso i catwalk, diventando l’accessorio più cool della stagione. Per saperne di più, abbiamo carpito qualche segreto del mestiere a Andrea Alberghina, titolare di Studio Ottico Alberghina: ama definirsi un bottegaio di provincia ma sugli occhiali ne sa una più del diavolo, e ha fatto della scelta dell’occhiale giusto per voi la carta vincente dei suoi showroom.

A che cosa bisogna fare attenzione nell'acquisto di una montatura?

Nello scegliere la montatura più adatta a noi dobbiamo considerare la forma del nostro viso: gli occhiali servono prima di tutto per vedere meglio, quindi è importante che la montatura sia confortevole e stabile. Bisogna assicurarsi che ci sia perpendicolarità tra l'attacco frontale della montatura e l'orecchio, in poche parole l'astina deve essere dritta, non inclinata in fuori e neppure in dentro; in entrambi i casi, oltre ad essere antiestetica, la montatura risulterebbe scomoda aderendo alla tempia oppure muovendosi. Altri elementi da considerare sono che la montatura oltrepassi le sopracciglia e non vada a toccare gli zigomi; questo inconveniente, oltre a essere fastidioso mentre si parla o si sorride, porta inevitabilmente a una rapida corrosione della montatura a causa del continuo contatto con sudore, creme, ecc...


Scegliere la montatura giusta  è un'impresa, tu come fai?

Un bravo ottico deve avere diverse caratteristiche: la sensibilità commerciale non serve a nulla senza l'esperienza, le competenza tecniche e una buona dose di psicologia.
Quando una persona si rivolge a te per scegliere una montatura, non sta solo acquistando un paio di occhiali, ti sta affidando la sua immagine; accompagnare un cliente in questa scelta non è semplice, normalmente si ha paura di "rischiare" e si è portati a orientarsi verso modelli "safe" più anonimi. Per esempio, è importante conoscere lo stile e la professione della persona, in modo da immaginare quali situazioni e persone incontri nella vita quotidiana e consigliare così una montatura conforme al suo ruolo. Sarebbe credibile un notaio con una cresta punk? Lo stesso vale per le montature!
Dal momento che i nostri occhiali ci accompagnano per tutto il giorno, 365 giorni all'anno, consiglio sempre l'acquisto di più di una montatura. L'ideale sarebbe almeno due: una più classica, adatta ad ogni occasione e un'altra di design, più caratterizzante. Non bisogna avere paura di osare, una montatura particolare, portata con stile, ci permette di essere ricordati, di non passare inosservati, di rendere elegante anche un look jeans e maglietta. Inoltre nel corso degli anni si può costruire una vera e propria collezione, avendo così un occhiale diverso per ogni occasione e stato d'animo!

E per quanto riguarda gli occhiali da sole, stesse regole?

 
Le regole di base sono le stesse, ma in questo caso le montature sono più soggette alle mode e le persone più disposte a mettersi in gioco, divertendosi con forme stravaganti e lenti colorate. Vorrei sottolineare l'importanza  di acquistare sempre gli occhiali da sole da un'ottico qualificato; essendo sottoposti a un ricambio più frequente, si è tentati di andare al risparmio  comprando il modello della stagione da ambulanti, grandi catene di abbigliamento e negozi di bigiotteria; ricordate però che ogni euro risparmiato verrà pagato con gli interessi dalla salute dei vostri occhi.
Fashion victim si, ma con la salute non si scherza
!

venerdì 12 marzo 2010

Invictus: Mud & Glory


Abbiamo visto per voi - con grande piacere peraltro - Invictus, l'ultima fatica di Clint Eastwood. Se Dirty Harry di solito prima sparava e poi chiedeva chi va là, il vecchio Clint (a maggio saranno 80, portati con grande eleganza) si dimostra una volta di più autore di staordinaria sensibilità. 
Il film racconta come Nelson Mandela, dopo la fine dell'apartheid ed il suo insediamento come Presidente, utilizzò la Coppa del mondo di rugby del 1995 in Sudafrica come strumento di coesione nazionale. La storia è dunque basata su fatti storici, e questo rende la sua metafora ancora più potente. 
Mandela prende per mano al tempo stesso una nazione ed una squadra sfiduciate, insicure dei propri mezzi  e riluttanti al cambiamento e indica loro la via per raggiungere un obiettivo (che sarà sì sportivo, ma soprattutto politico) al di là di ogni aspettativa.
Oltre al regista, ispirati anche gli attori protagonisti, Morgan Freeman particolarmente in palla nel ruolo di Mandela (c'è voluto uno straordinario Jeff Bridges per batterlo nella corsa all'Oscar come miglior attore protagonista) e Matt Damon in versione al nandrolone (scherzi a parte cosa gli avranno mai dato per fargli gonfiare così i muscoli?) nel ruolo di François Pienaar, capitano degli Springboks campioni del mondo.
Belli i costumi, con un Mandela sempre impeccabile quando è nel ruolo istituzionale, preferibilmente in completi chiari, nella vita privata invece sfoggia camicie o maglie multicolori. Matt Damon indossa un elegante completo blu solo per il the al palazzo presidenziale, mentre per tutto il resto del film è in abiti sportivi, di solito sporchi di fango, impegnatissimo nel fare la propria parte nella costruzione di una nuova identità nazionale. 
"Questa Nazione ha fame di gloria" dice Mandela in una scena del film, e nessuno più di lui, o di un rugbysta, sa che i grandi traguardi si raggiungono sì lottando nel fango, ma a viso aperto, senza rinunciare a comportarsi con stile. I veri uomini - e il film ne abbonda - sono buoni ma non buonisti, sanno soffrire, lottano per le proprie idee e qualche volta cambiano idea! Una lezione, e non solo di cinema. Decisamente consigliato.

mercoledì 10 marzo 2010

Divisa a righe per le forzate della moda



Le riviste di moda e i resoconti delle sfilate lo avevano annunciato mesi fa, "il 2010 sarà il suo anno": la maglietta a righe ha invaso gli scaffali delle grandi catene così come le vetrine delle boutiques più chic, non averne una nell'armadio sembra un reato. Occhio però, la maglietta a righe non è per tutte.
Chi non avesse ancora seguito i nostri consigli per la remise en forme  dovrebbe evitare di sottolineare gli odiosi chili di troppo con strisce orizzontali o, se proprio non volesse rinunciare al trend di stagione, può optare per le righine sottili. Se vantate un decolté alla Sofia Loren, non nascondete cotanta beltà, la parola d'ordine è "scollature": a V o rotonde, scegliete quella che più vi piace. Le curve mediterranee riguardano la parte inferiore del vostro corpo? Attenzione ai modelli lunghi, evitate che la maglietta scenda sul sedere amplificandone le dimensioni. Non avete ancora ceduto alle lusinghe del silicone? Per una volta siete fortunate, questa è la maglietta che fa per voi, righe larghe o sottili vi staranno splendidamente purché scegliate lo scollo a barchetta.
Abbinamenti perfetti? Per le più modaiole è super-attuale indossata sotto una giacca militare, per le più sobrie è l'ideale per sdrammatizzare un tailleur serioso e per chi non ha paura di giocare con la moda, consigliamo di mescolare fantasie diverse ma negli stessi colori, per osare un contrasto tra pois, fiori, quadretti o righe di diversi spessori.  Very cool!

domenica 7 marzo 2010

1,2,3, remise en forme



Terzo atto: equilibrio

Ed ecco arrivano le dolenti note: la temuta, odiata, abusata dieta. Anche in questo caso il fai da te spesso comporta grandi sacrifici per pochi risultati, perciò, per evitare di digiunare inutilmente, abbiamo chiesto qualche consiglio alla dott.ssa Loredana Pagano, specialista in endocrinologia e malattie del metabolismo.
Il primo passo è rivolgersi al medico di famiglia per controllare il proprio stato di salute: un improvviso aumento di peso, la difficoltà a dimagrire, la mancata perdita di peso durante una dieta possono dipendere da alterazioni metaboliche e ormonali, tra cui le più comuni sono il cattivo funzionamento della tiroide o la sindrome metabolica, perciò è bene assicurarsi di non soffrire di qualche patologia che richiede un approccio specialistico.
Una volta promossi, per dimagrire e restare magri, è importante adottare uno stile di vita sano, in cui alla dieta venga affiancato il moto; ricordiamo che in un soggetto sano, il grasso è sempre causato dalla vita sedentaria e dall'eccesso di nutrimento.
Per quanto riguarda la dieta, basta un po' di attenzione in più, senza isterismi, sia alla qualità dei cibi che alla quantità. Ridurre il consumo di grassi, favorire il pesce e le carni bianche a carni rosse, formaggi e insaccati, mangiare regolarmente frutta e verdura di stagione saranno i nostri assi nella manica.
"Per dimagrire in maniera costante e duratura si devono evitare i digiuni prolungati - afferma la dott.ssa Pagano - cinque pasti al giorno divisi in colazione, spuntino, pranzo, merenda e cena sono importantissimi e, sul lungo periodo, porteranno a risultati eccellenti sia dal punto di vista della linea, sia dello stato generale di salute. Diete lampo o monotone (dieta iperproteica, zona, monocibo, ecc...) possono avere conseguenze dannose per l'organismo, così come i prodotti pubblicizzati come dimagranti: l'effetto immediato è un esaltante dimagrimento ma dopo anni si manifestano i segni irreparabili dell'alterazione del metabolismo tiroideo" (= non si riesce più a perdere peso).
In poche parole, per essere e rimanere in forma non esistono cure miracolose, purtroppo: occorre un impegno costante (ma non ossessivo) nell'attività fisica e nella cura dell'alimentazione. E ora.buona remise en forme a tutte!

mercoledì 3 marzo 2010

Il rosso e il bianco


Quando mi è capitato tra le mani il libro Bianca come il latte, rossa come il sangue di Alessandro D'Avenia, l'ho guardato con sospetto e diffidenza: avendone letto il riassunto temevo che fosse le solite 200 pagine di paranoie adolescenziali inconcludenti e deprimenti. Poi ho visto le interviste a pagina intera su tutti i quotidiani: ne parlavano bene ma non mi convincevano più di tanto, anche per il costante paragone con Paolo Giordano (che dopo aver letto il libro trovo assolutamente non pertinente). Un sabato di pioggia, con un sospiro, ho incominciato a leggerlo e... l'ho finito quel pomeriggio stesso, saltando anche la merenda.
E' la storia di un anno importante nella vita di un ragazzino, che si trova a dover affrontare problemi più e meno gravi e, grazie anche ai genitori e a un professore che sanno dire le parole giuste nel momento giusto, riesce a crescere, a capire che cosa è importante nella vita.
Qual'è la magia di questo libro? La "normalità" dei personaggi e il messaggio positivo che aleggia tra le pagine e rimane alla fine della lettura. Per una volta, non si parla di adolescenti allo sbando e di adulti squilibrati, incapaci di gestire le proprie vite, come accade sempre più spesso nelle opere dei giovani autori. Qui tutto funziona come deve, anche lo stile della scrittura. E' una bella storia, per grandi e piccini.
Per i nostri lettori spagnoli: ad aprile uscirà la traduzione, Blanca como la nieve, roja como la sangre, leggetela!

"Il T9 è l'invenzione del XXI secolo. Ti risparmia un sacco di tempo e ti regala quattro risate, perchè quando tu vuoi scrivere una parola lui ne intuisce un'altra, che a volte è quella opposta. Per esempio quando devo scrivere "scusa", la parola che viene fuori è "paura". E' una coincidenza singolare, perchè quando io devo chiedere scusa per qualcosa ho sempre  una gran paura.
Mi piace il T9. Chissà se Dante per comporre tutte quelle rime aveva qualcosa come il T9. Ci sono persone che proprio non capisci da dove tirino fuori quello che sanno fare. Sono dei predestinati. Io non so fare ancora niente alla grande, ma sono fiducioso."

Alessandro D'Avenia, Bianca come il latte, rossa come il sangue, Mondadori, 2010, € 19.
Questo blog è copyright di Torino Style. Testi e fotografie, se non diversamente indicato, sono copyright degli autori o dei contributors.
Nessuna parte di questo sito, dei post e delle immagini può essere utilizzata o riprodotta senza consenso esplicito e comunque sempre citandone sempre la fonte.