mercoledì 31 marzo 2010

Itinerari partenopei



Loredana Federico, fedele lettrice di Torino Style, ci propone un percorso turistico breve, ma denso di storia, cultura e scenari suggestivi, tra gli innumerevoli luoghi d’interesse che una città sorprendente ed eclettica, quanto controversa, come Napoli vanta: Napoli sotterranea e il centro storico, la Villa Floridiana e la Certosa di San Martino.

Alla Napoli sotterranea si accede da Piazza San Gaetano, in pieno centro storico; in essa, armandosi di scarpe comode e qualche pullover, ci si può immergere, a 40 metri di profondità, nel labirinto di cisterne e cunicoli lungo cui si snodano secoli di storia, ricchi di fascino. Le escursioni consentono di scandagliare l’acquedotto greco-romano e i ricoveri antiaerei della seconda guerra mondiale, nonché quel che è stato riportato alla luce di un teatro anch’esso greco-romano, dove si esibì perfino Nerone, a cui si accede da una botola situata sotto il letto a scorrimento di un appartamento, in un tipico basso in Vico Cinquesanti, attiguo a Piazza San Gaetano. Unica raccomandazione: non essere claustrofobici.
Per conoscere orari di apertura e prezzi, consultare il sito www.lanapolisotterranea.it alla voce “escursioni”.
Altri interessantissimi percorsi ipogei greco-romani si snodano al di sotto della Basilica di San Lorenzo Maggiore, nella stessa piazza San Gaetano, e, poco distante, sotto la basilica paleocristiana di Santa Restituta, accorpata al Duomo.
Giorni e orari di apertura degli scavi di San Lorenzo Maggiore sono: dal lunedì al venerdì 09,00-13,00/15,00-17,00; sabato 09,00-17,00; domenica 09,30-13,30.
Giorni e orari di apertura dell’area archeologica del Duomo sono: giorni feriali 09,00-12,00/16,30-19,00; giorni festivi e prefestivi 09,00-12,30.
Vale la pena visitare anche il Cimitero delle Fontanelle, nel cuore del Rione Sanità, ai piedi della collina di Capodimonte, forse il più suggestivo e leggendario tra i posti che trasudano cultura e superstizioni popolari. Per raggiungere il Rione Sanità, a nord del centro storico, occorre prendere la Linea metropolitana 1, scendere alla stazione Materdei e proseguire a piedi per un tratto di strada.


Riemersi sul presente, magari affamati, basterà guardarsi intorno: la zona del centro storico è ricchissima di pizzerie e trattorie d’eccellenza, ma la mia preferita è quella di Di Matteo, a via Tribunali 94 (via che attraversa piazza San Gaetano e incrocia via San Gregorio Armeno), spartana e piuttosto piccola, ma qualitativamente tra le migliori (da assaggiare le frittatine e gli arancini!).


Da piazza San Gaetano si può imboccare la ben nota via dei pastori, San Gregorio Armeno, oppure muoversi liberamente lungo i vicoli che si intersecano. L’ideale sarebbe di proseguire verso Piazzetta Nilo, una delle zone più esoteriche del centro, non a caso definita “il Corpo di Napoli”, e spingersi fino al celeberrimo e cantato monastero di Santa Chiara, ma, se il tempo dovesse stringere, meglio virare da piazzetta Nilo, su per il vico San Domenico Maggiore, costeggiante l’omonima chiesa, verso la vicina Cappella San Severo, in cui oltre ad approfondire la leggenda che avvolge la figura dell’alchimista Raimondo di Sangro, principe di San Severo (ne sentirete delle belle!), e le sue macchine anatomiche (a me fanno una certa impressione!), ci si incanterà dinanzi al Cristo Velato, scultura in marmo di Giuseppe Sammartino, considerata uno dei maggiori capolavori della scultura mondiale.
Per orari di apertura e tariffario, consultare il sito www.museosansevero.it
Portiamoci nella parte alta e panoramica della città, nel quartiere Vomero per l’esattezza. Dai due ingressi, situati in via Cimarosa e in via Aniello Falcone, si accede al complesso della Floridiana, costituito da un ampio parco e dalla villa che ospita il Museo Nazionale della Ceramica Duca di Martina. La villa, risalente alla prima metà del XVIII secolo, fu acquistata e fatta ristrutturare dal re di Napoli Ferdinando I di Borbone nel 1816, allo scopo di regalarla come residenza di villeggiatura a Lucia Migliaccio, duchessa di Floridia − da cui il nome −, da lui sposata solo un mese e mezzo dopo la morte della sua prima moglie, Maria Carolina. Il museo è considerato fra i più bizzarri d’Italia … scoprite perché!
E’ aperto tutti i giorni dalle ore 8.00 alle ore 14.00. Chiuso il martedì.
Il parco invece ha un orario invernale: dalle 8,30 alle 16,00, e un orario estivo (da giugno a settembre): dalle 8,30 alle 19,00 (chiusura varchi: ore 19,30).
Prima di lasciare Napoli, è d’uopo fotografarla da uno dei punti di osservazione più suggestivi: il belvedere di San Martino, sulla sommità della collina vomerese. Giunti in zona, vale la pena visitare Castel Sant’Elmo, edificato nel 1275 e ampliato nel 1329 da Roberto d’Angiò, e la Certosa, fondata nel 1325 da Carlo duca di Calabria e più volte rimaneggiata nei secoli. L’annesso museo è un altro scrigno delle meraviglie partenopee, con collezioni variegatissime e di alto pregio.
Per raggiungere il belvedere, occorre prendere la Metropolitana Linea 1 fermata piazza Cavour, poi effettuare un cambio con la Metropolitana Collinare linea 2, fermata Piazza Vanvitelli (o in alternativa una qualsiasi delle funicolari che portano al Vomero) e qui salire sull'autobus V1 fino a largo San Martino.
La Certosa e il museo sono aperti tutti i giorni dalle 8.30 alle 19.30. Chiuso il mercoledì.

Se dopo tanto camminare vi si è stuzzicato l'appetito s'impone una sosta  allla pizzeria Brandi che costituisce senza dubbio una tappa obbligata per chi intende scoprire il luogo che diede origine alla pizza Margherita, inventata in nome di Margherita di Savoia.
La si trova a Salita Sant'Anna di Palazzo 1/2, una traversa di via Chiaia (zona Piazza Plebiscito).

1 commento:

  1. Solo un piccolo appunto.
    La pizza margherita non è stata "inventata in nome di Margherita di Savoia" come detto nell'articolo, la detta pizza veniva cotta nei forni napoletani già in epoca borbonica come ci dice Emmanuele Rocco, nell'opera 'Usi e costumi di Napoli e contorni' scrive che 'Le pizze piu' ordinarie, dette "coll'aglio e l'oglio", hanno per condimento l'olio, e sopra vi si sparge, oltre il sale, l'origano e spicchi d'aglio trinciati minutamente. Altre sono coperte di formaggio grattugiato e condite collo strutto, e allora vi si pone disopra qualche foglia di basilico. Alle prime spesso si aggiunge del pesce minuto; alle seconde delle sottili fette di mozzarella".
    Nel 1889 la detta Pizzeria Brandi si appropriò di una invenzione già vecchia di un centinaio d'anni.
    Capisco la costruzione dell'epopea risorgimentale all'epoca in corso, ma la pizza con pomodoro mozzarella e basilico quella no, non può esser usurpata dai savoia

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