lunedì 30 gennaio 2012

Silvia Beccaria: intervista esclusiva

gorgiera floreale di Silvia Beccaria

La gorgiera, liberamente interpretata attraverso le più ardite sperimentazioni artistiche, è la firma di Silvia Beccaria, fiber artist torinese, ma il suo lavoro ha orizzonti molto più ampi. Dopo la laurea in Filosofia e un Master in Arte Terapia presso l’Università di Torino, Silvia inizia un percorso di studio come progettista tessile e si specializza in Fiber Art. Dal 1993, per una decina di anni, segue soprattutto progetti di art therapy, poi decide di dedicarsi a tempo pieno alla creazione artistica, a cui affianca una collaborazione con il Museo di Arte Contemporanea del Castello di Rivoli per attività legate all’arte tessile. 


La Fiber Art è una forma artistica piuttosto giovane, nata negli anni Sessanta, che per varie ragioni storiche e sociali legate al tessuto - ricollegato tradizionalmente ad una funzione pratica e al mondo femminile - ha avuto molta difficoltà ad essere accettata come linguaggio artistico autonomo. Oggi Fiber Art significa sperimentazione e ricerca, di nuove tecniche, di nuovi materiali, di nuove forme d'arte, interessante proprio perchè slegata dalla tradizione artistica precedente e aperta a infiniti sviluppi. 

work in progress - telai pronti per tessere nello studio di Silvia
Siamo andate a trovare Silvia Beccaria nel suo laboratorio: insieme ai progetti segretissimi su cui sta lavorando in questo momento, ci illustra anche i lavori degli anni passati a cui è particolarmente affezionata. Silvia lavora su tre telai manuali, di dimensioni diverse, a seconda del tipo di oggetto che vuole creare.
Affascinata dalla gorgiera, che nei ritratti antichi di fatto divide nettamente il corpo umano in due sezioni, ci racconta Silvia, ho inizia a lavorare su questo tema fino a farne il mio tratto distintivo, senza fermarsi davanti a niente, anzi la mia creatività è stimolata dalla sfida alla materia e cerca sempre nuove frontiere a cui portare i miei telai e la mia abilità.
Tutte le opere sono lavorate ai suoi tre telai, ai "fili" tradizionali come la seta, la lana, il lino, il cotone, Silvia è riuscita a intrecciare i materiali più imprevedibili e inaspettati: tubi di plastica, pluriball, metalli, carta, lamine di alluminio e gomma, ramoscelli e addirittura alimenti, creando opere d'arte affascinanti e originalissime. I materiali - precisa Silvia Beccaria -  non sono riciclati o di recupero, sono sempre scelti con molta cura, per essere adeguati sia dal punto di vista tecnico che concettuale all'opera che verranno a creare.


Dalle sperimentazioni di Silvia Beccaria nascono gorgiere e abiti-scultura di grande suggestione, con infinite variazioni sul tema che le rendono oggetti diversissimi tra loro. Molte sono installazioni artistiche, esposte nelle gallerie d'arte di tutto il mondo, altre sono opere d'arte indossabili, estremamente originali e di effetto strepitoso.

 

Silvia disegna e realizza abiti-scultura, arazzi, installazioni, gioielli contemporanei e partecipa a numerose mostre d’arte in Italia e all’estero. Le sue opere sono presenti in collezioni permanenti di Fiber Art.

 
Se volete indossare un'opera di Fiber Art ecco dove trovare accessori e gioielli firmati Silvia Beccaria:
Creativity oggetti - Torino
Anna Boutique - Torino
Galleria Semi d’Arte - Torino  
Fulful Design - Torino
Galleria d’arte Fiber Art And - Milano
Monilia, gioiello alternativo - Roma
Deco’ - Polignano a Mare - Bari
Musée des Arts Décoratifs  - Parigi (Francia)
MIO contemporary women's wear - San Francisco California (USA)
THE - Porto (Portugal)
Bini Gallery - Melbourne (Australia)





foto Mariano Dallago e Torino Style

venerdì 27 gennaio 2012

It's sale time - Maurizia

Finalmente è arrivato il tempo di saldi tanto atteso ma questa volta non ho trovato niente che mi entusiasmasse, perciò i miei sono stati saldi all'insegna del risparmio. Invece di mostrarvi che cosa ho comprato (praticamente niente - almeno fino ad ora) ho preparato una wish list di cose mi piacerebbe aggiungere al mio guardaroba. Sono capi che si discostano un po' dal mio solito stile ladylike, con tanto nero che - moda o no - è sempre il colore più elegante, e un po' di rosa per un soffio di primavera.

saldi - maurizia


1. LBD - Morgan REVE - 140 euro - zalando.it
2. Borsa a mano - Reed Krakoff - 990 dollari - mytheresa.com 
3. Biker boots - Zara - 159 dollari - zara.com 
4. Stivale texano - 90 euro - asos.com
5. Stivaletto - 48 euro - asos.com
6. Gonna in pelle - Vila - 250 dollari - zalando.it
7. Gonna rosa - 49 dollari - stylebymarina.com
8. Gonna lunga- Jane Norman - 54 euro - zalando.it


mercoledì 25 gennaio 2012

Nina Tauro Atelier - cappelli d'autore


Colonnina di mercurio in picchiata e temperature gelide non ci hanno scoraggiate, per affrontare l'inverno con la giusta grinta a volte basta indossare il copricapo giusto per tenere in caldo la materia grigia e risollevare l'umore.
La ricerca del cappello perfetto ha inizio dall'Atelier di Nina Tauro, sinonimo di artigianalità e ricerca, che dal 2006 offre un'eccellente alternativa a chi non si accontenta delle proposte delle grandi catene ma non è neanche disposto a collassare davanti al cartellino del prezzo.



Convinta sostenitrice della teoria che i cappelli vanno provati, Nina ci lascia giocare davanti allo specchio mentre racconta i suoi esordi: la manualità è molto importante per me, sono sempre stata una persona creativa e sin da ragazzina mi divertivo a realizzare da sola accessori come borse, bigiotteria e cappelli. Con il passare del tempo ho continuato a coltivare questa passione e, qualche anno fa, ho deciso di concentrarmi esclusivamente sui cappelli. 
I cappelli firmati Nina Tauro, originali ma non troppo stravaganti (non temete, non rischierete di essere scambiati per un invitato smarrito sulla via di Ascot), hanno uno stile inconfondibile. Nina ama replicare lo stesso modello con mix di filati differenti, dalla lana alla ciniglia, dalla seta al jersey, e arricchire i copricapo con dettagli vintage come passamanerie e bottoni, fino a pietre dure per veri e propri cappelli gioiello.


Trovo che la lavorazione all'uncinetto e ai ferri sia molto versatile, adatta sia all'inverno che all'estate e, a seconda dei filati, si possono ottenere effetti più o meno sostenuti. Proprio dal lavoro all'uncinetto nasce uno dei miei modelli più amati, la linea asimmetrica lo rende adatto a qualsiasi tipo di viso e l'applicazione di un macro bottone rigorosamente vintage gli conferisce un tocco deliziosamente retrò.


Oltre all'uncinetto, Nina Tauro ama lavorare anche altri materiali: pelle (cuffie d'ispirazione anni Venti), ciniglia, jersey e lana per l'inverno; cotone, canapa, seta e rete per l'estate.
Ultimamente ho ricominciato a lavorare ai ferri - prosegue Nina -  per l'inverno 2012 ho realizzato molti cappelli con questa lavorazione e ho da poco terminato una micro collezione in feltro. 

 
 
Di recente Nina Tauro ha brevettato Polimorphosis, il più versatile dei cappelli, composto da un "cappuccio" dai bordi extra-large, può essere indossato in infinite combinazioni che vanno dal classico foulard da diva, al cappuccio, alla sciarpa o addirittura come turbante tuareg. Ideale sia per l'inverno che per l'estate, chi lo ha acquistato non se ne separa più! 


I cappelli di Nina Tauro hanno ottenuto l'attestato di Eccellenza Artigiana dalla Regione Piemonte  e fanno parte del circuito Slowfashion del CNA che conferisce questo attestato all'artigianato 100% Made in Italy. 


Atelier Nina Tauro
Via Sant'Anselmo 26/c
329 9775271
atelierninatauro@hotmail.it
Per essere sempre aggiornato segui la  pagina Facebook dell' atelier (clicca QUI)

lunedì 23 gennaio 2012

Tailor4less: il su misura per tutti


Amate lo stile classico e vi piace vestire in modo curato ma senza spendere una fortuna?
Nel web ormai si trova una soluzione a qualsiasi domanda, anche la sartoria on line di tailor 4less. Il sito mantiene fede al proprio nome, propone abiti su misura sia per uomo che per donna, con un campionario di modelli che vengono adattati alle esigenze di ciascun cliente. 


La navigazione è molto semplice: si parte da una tipologia, per esempio un abito da uomo, si sceglie il modello, poi il tessuto, la fodera e tutti i dettagli del caso. Poi si passa allo step più complicato, quello delle misure, ma anche qui il sito ci guida a fornire i nostri "numeri" in modo molto semplice e dettagliato, come se ci fosse un vero sarto a prendere le misure.


Abbiamo fatto qualche prova, immaginando di ordinare due capi "standard", cioè su misura ma senza particolari richieste, una giacca da donna viene a costare poco più di 100 euro, una camicia da uomo 50 euro. 


Poi siamo diventate più esigenti e abbiamo ordinato un cappotto da donna e un abito da uomo con dettagli personalizzati, scegliendo il colore della fodera, delle asole, quello dei bottoni e altri piccoli particolari. Il cappotto è venuto a costare 300 euro, l'abito da uomo 180. 


Che ne dite, vi piace l'idea di ordinare un guardaroba su misura e riceverlo nel giro di pochi giorni senza mettere il naso fuori di casa?



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venerdì 20 gennaio 2012

J. Edgar - la recensione

Tornano le recensioni del mulo più simpatico della rete, il nostro beneamato fratello Franz. Se volete leggere il suo blog lo trovate QUI.

 

Il problema con film di Clint Eastwood è le "great expectations", nel senso che ci ha ormai abituato ad un livello tale che un prodotto solo "buono" viene considerato comunque un passo falso. Ed è questa, purtroppo, l'impressione che lascia la visione di J. Edgar, l'ultima fatica del nostro autore ottantaduenne preferito.
Il film analizza la figura di J. Edgar Hoover, il quasi onnipotente direttore del FBI, in carica dal 1924 al 1972. Hoover è un personaggio controverso: da un lato ha creato il più importante ente di polizia giudiziaria statunitense dotandolo di tecniche e procedure investigative d'avanguardia, dall'altro ha mantenuto carica e potere per quasi cinquanta anni, probabilmente ricorrendo al ricatto e di certo a quello che oggi chiameremmo giornalisticamente dossieraggio.
Un personaggio così complesso richiede chiarezza nella tesi del film per evitare di iniziare troppi discorsi e non concluderne neanche uno.


L'unico aspetto invece su cui la pellicola prende una posizione veramente chiara è l'ambigua sessualità di Hoover, che secondo alcuni avrebbe avuto nella figura del proprio vice Clyde Tolson un compagno fedele nella vita oltre che sul lavoro. Per dovere di cronaca, secondo  Wikipedia (del cui rigore storico è però lecito dubitare) la verità non sarebbe mai stata accertata e permangono diverse opinioni al riguardo. La sceneggiatura di Dustin Lance Black (Milk di Gus van Sant) gioca la carta dell'analisi psicologica a supporto dela propria tesi dove la repressione della sessualità di Hoover si fa tendenza maniaco-compulsiva, proiezione verso un nemico facilmente identificabile (i bolscevichi in particolare e gli estremisti in genere) delle proprie minacce interiori. J. Edgar ha un solo obiettivo nella vita: il controllo. Infatti raccoglie, classifica ed utilizza senza scrupoli qualsiasi informazione e strumento che gli permetta il mantenimento di un mondo organizzato secondo i suoi desideri. Nel frattempo Hoover si circonda di persone rassicuranti e fedeli e contrasta senza pietà qualsiasi avversario, reale o presunto.

 

Morale della storia: Hoover era gay e la repressione della propria personalità lo rese una persona disturbata e tormentata. Tesi interessante ed anche plausibile, ma non si sarebbe potuto esprimerla in un po' meno di due ore e un quarto, ed approfittare del tempo guadagnato per parlare anche d'altro?

Il tema mi pare poco adatto alle corde di Eastwood, che si trova più a suo agio quando ha a disposizione un'idea forte che può sviluppare, magari facendo finta di parlare d'altro come in Gran Torino o anche nel recente Hereafter. Anche in Invictus veniva analizzata una figura storica (Nelson Mandela), ma lì veniva preso in esame uno specifico episodio, forse nemmeno così importante nell'arco di una vita intera, con un riconoscibile valore esemplare. In J.Edgar invece si esce dalla sala senza poter tenere dentro un grande "...e quindi?".

Detto questo, il film si segnala per una ricostruzione storica estremamente accurata; come già in Changeling e nel dittico Flag of our fathers/Lettere da Iwo Jima, Eastwood si dimostra molto convincente nel ricreare l'atmsofera dell'epoca, probabilmente anche grazie alla collaborazione di Gary Fettis, set decorator di tutti i film di Clint dal 2006 in poi. I costumi sono di Deborah Hopper, altra collaboratrice fissa piuttosto a suo agio con il vintage, (per esempio erano opera sua anche gli eleganti costumi di Scomodi Omicidi di Lee Tamahori).


Brillanti le prove degli attori: Leonardo di Caprio interpreta un Hoover sia più giovane che (parecchio) più vecchio di lui. Visto in lingua originale (grazie alla lodevole iniziativa del cinema Centrale di Torino) Di Caprio è magistrale nell'imitare la cadenza della parlata, suppongo maniacalmente identica all'orginale.
Dopo il ruolo "gemello"di entrambi i fratelli Winklevoss in The Social Network di Fincher, Armie Hammer si conferma talentuoso nel ruolo di Clyde Tolson: benchè stereotipato, il suo personaggio è credibile e piacevole. Peccato per il trucco di Tolson da vecchio, che definire dilettantistico è un complimento.


Judy Dench giganteggia nell'interpretazione della madre di Hoover. Personaggio anche questo un tantino troppo prevedibile, ma quando dardeggia sguardi severi con quegli occhi duri viene lo stesso voglia di andare a chiudersi a chiave nello sgabuzzino.
Naomi Watts vestita e coiffata con cura, è un po' sacrificata nel ruolo della segretaria di Hoover, miss Gandy. Il personaggio non viene molto sviluppato, è una figura che ama stare sempre un passo indietro, è solo un ingranaggio, ma proprio dalla sua efficienza dipende il successo delle iniziative di Hoover.


Nell'insieme il film di certo non è fra i più riusciti di Eastwood e contiene - sia pure solo per accenno - alcuni episodi interessanti della storia relativamente recente degli Stati Uniti, infine pone alcune questioni come il trade off (mi si perdoni: l'inglese va di moda) fra sicurezza, rispetto delle leggi e controllo dei controllori che sono ahinoi di grande attualità. Il film non giunge a conclusioni su nessuna delle questioni che pone sul tavolo (questioni che peraltro non si prestano a soluzioni definitive, quanto ad approcci risolutivi differenti) ma almeno offre l'opportunità di aprire una riflessione, tanto più preziosa in quanto basata fatti realmente accaduti.

giovedì 19 gennaio 2012

Second anniversary

Oggi Torino Style compie due anni, e festeggiamo l'anniversario inaugurando una collaborazione con il portale Tiscali, dove potrete leggerci fra pochissimi giorni.



Un GRAZIE di cuore a tutti i nostri lettori che ci seguono, ci sostengono e fanno crescere TORINO STYLE. Questo brindisi è alla vostra salute.



Maurizia & Giulia

mercoledì 18 gennaio 2012

It's sale time - Giulia

Per la tornata di saldi invernali mi sono ripromessa di girare alla larga dai lowcost e concentrarmi su acquisti di qualità, per non sprecare soldi in mille cosette più o meno utili e investire invece in capi che con un buon sconto diventano alla mia portata. Devo dire che ho mantenuto i miei propositi e ora vi posso mostrare che cosa ho comprato:

saldi giu


1. Un vestito nero perché... un lbd è sempre un lbd, e quando ne trovo uno che mi sta bene e per giunta costa poco, non me lo faccio sfuggire; ne ho scelto uno accessoriato da una cintura argento (Dorothy Perkins).
2. Un abito kimono perché... amo il japonisme, ancora di Dorothy Perkins.
3. Una giacca arancione perché... bisogna omaggiare il colore ufficiale del 2012 e perchè mi piace il modello non troppo classico (modekungen.se).
4. Il profumo "Flowerbomb" di Victor & Rolf perchè... era da tanto che volevo provarlo.
5. Una borsa leopardata perchè... adoro i felini e il maculato rallegra il piumino nero che porto tutto l'inverno (johnlewis.com).
6. Un paio di scarpe Audley London perché... sono diverse dal solito e comodissime.
7. Un cardigan azzurro perchè... trovo che stia molto bene con i jeans e ci vuole una maglia calda e avvolgente per scacciare il freddo (zalando.it).

lunedì 16 gennaio 2012

Bicerin à porter

 
Omaggio a Torino di Le Chou Chou bijoux. Annapaola Rapacciuolo, designer del marchio (di cui abbiamo parlato QUI), ha dedicato un anello alla più classica delle golosità torinesi, il bicerin. Quale migliore scusa di uno shooting fotografico per Torino Style per gustare questa calda e corroborante bevanda ? 


Cioccolata, caffè e crema di latte: questo è il Bicerin, bevanda storica di Torino, un vero e proprio must per risollevare anche la giornata più fredda e grigia. La leggenda dice che fu lo stesso Cavour a inventarlo, di sicuro lo beveva spesso e volentieri! Oggi come allora, possiamo gustare non solo la bevanda ma anche l’atmosfera di quei tempi in uno dei caffè storici per eccellenza, Il caffè del Bicerin, un piccolo locale dalle pareti rivestite in legno che con i suoi tavolini di marmo e divanetti di velluto accoglie da due secoli i golosi di tutto il mondo.

Giulia alle prese con il bicerin sotto lo sguardo vigile di Cavour


Annapaola Rapacciuolo è un'orafa specializzata nell'arte della miniatura, nei suoi bijoux ama riprodurre golosità e dolcezze, dalle torte Sacher ai biscottini, dalle tazze di tè (per chi è a dieta) alle mousse di frutta... Le creazioni di Le Chou Chou sono realizzate con grande precisione e cura per i dettagli, scegliendo materiali di qualità.
L'anello Bicerin è in vetro, ceramica e resine polimeriche, il cucchiaino è in argento; attraverso il vetro del bicchiere potete vedere che le proporzioni dei tre ingredienti canonici vengono rispettate rigorosamente!


Caffè Al Bicerin
Piazza della Consolata 5 (di fronte all’ingresso del santuario)
Torino

Anello courtesy Le Chou Chou

venerdì 13 gennaio 2012

Giovani talenti: Clophì


Ragazze c'è una nuova firma in città: Clophì. Il progetto Clophì è nato nel giro di pochissimi mesi dalla creatività e dalla tenacia di Stefania Sergi e Claudia Cuccu che, dopo gli studi del settore, hanno deciso di lanciare una collezione all'insegna dello stile ma con prezzi a prova di recessione. Torino Style le ha incontrate per scoprire come si coniugano originalità, vestibilità ed eleganza.

 

La nostra ambizione è dare la possibilità ad ogni donna di vestire in modo unico e di trovare il proprio stile in ogni capo - racconta Stefania - la moda deve essere un piacere per tutti, e noi ci rivolgiamo ad un target molto ampio, dai vent'anni in su. Crediamo che sia finita l'era dell'abito da "signora" e di quello da "ragazza" - prosegue  Claudia -  le donne oggi sono più libere di vestirsi rispecchiando il proprio gusto, perciò abbiamo deciso di giocare con con stili opposti, uno più pratico e moderno e l'altro decisamente retrò.


La prima collezione Clophì è all'insegna della rouche, il cui movimento sia su tessuti trasparenti che sulla maglia sottolinea la femminilità di chi la indossa. 
La palette è quella classica dell'inverno, con tonalità che vanno dai classici grigi e neri ai bordeaux e blu. Ci piace molto il blu che abbiamo riscoperto di recente - raccontano Claudia e Stefania - proporre colori vivaci per l'inverno può essere divertente ma alla fine quando apriamo le ante dell'armadio è il nero che prevale. Il blu può essere una bella alternativa a chi vuole cambiare un po' senza osare troppo, e poi è sempre molto elegante!  


Nella collezione abbiamo dato molto spazio anche alla maglia - continua Claudia - creare un capo meraviglioso per un evento particolare è sicuramente appassionante ma la nostra ambizione è vestire le donne "normali",  pensiamo sia importante offrire alle donne qualcosa di bello e comodo da indossare tutti i giorni; per questo motivo disegnando la collezione Clophì non abbiamo mai perso di vista la praticità e la vestibilità del modello. Naturalmente questo non significa che  abbiamo trascurato le occasioni speciali - prosegue Stefania - per sentirsi un po' diva abbiamo creato la maglia effetto pelliccia, morbida come quella vera ma sicuramente più ecologica ed economica!


Claudia e Stefania sono dispinibili a personalizzare i capi Clophì adattando colori e dettagli  a seconda delle richieste delle clienti; sfoggiare un capo Clophì vi costerà indicativamente tra dai i 100 e i 200 euro.

Claudia Cuccu e Stefania Sergi con le modelle
Per tutte le info potete seguire Clophì sul sito (QUI), sulla pagina Facebook (QUI) o scrivere a: info@clophi.com.


 



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