Come concludere degnamente il 2011? Ma con un look tricolore, a chiusura delle celebrazioni per il 150° dell'Unità d'Italia.Basta accordarsi con le proprie sorelle (come faremo noi di Torino Style) o con un paio di amiche per assicurarsi un Capodanno trionfale. Cin cin!
1. vestito Millie Green e stiletto scamosciato Manolo Blahhik
Natale è anche tempo di vacanze, che siate in partenza o vi limitiate a sognare in poltrona, ecco un post dalla nostra inviata nelle terre lontane: Elisa Chīsana Hoshi che, dopo averci fatto scoprire le botteghe più veraci di Istambul (leggi post), oggi ce ne mostrerà uno degli angoli più suggestivi. Per visitare Treasures, il blog personale di Elisa, clicca qui.
Una delle viste più belle di tutta Istanbul? Il caffè Pierre Loti! E' una vera e propria istituzione: abbarbicato sulla collina di Eyüp, è uno dei luoghi migliori dove immergersi in un’atmosfera sospesa nel tempo e nello spazio, passando una giornata in perfetto stile La dolce vita versione turco-francese. Vale davvero la pena spingersi fino a Eminönü, ai piedi di Sultanhamet, saltare su un taxi e avventurarsi fino a Eyüp, un quartiere caotico e ricco di storia, immerso nel verde e lontano dai circuiti turistici di Istanbul, per venire fin qui.
Arrivati in cima alla collina c’è una terrazza che si affaccia sul Corno d’Oro: eccolo il Pierre Loti, un affollatissimo caffè letterario con mille tavolini, tovaglie a quadri bianchi e rossi e garde fous dipinti di bianco, in perfetto stile franco-ottomano.
Un tempo questo caffé non era così in voga: qui c’era solo qualche tavolo e una piccola stufa di porcellana per cucinare il chay all’ombra degli alberi. Il caso volle che, a fine Ottocento, si trovasse a passare di qui un viaggiatore molto speciale, ritratto qui in una vecchia foto e in uno splendido dipinto di Henri Rousseau.
Lo scrittore e avventuriero Pierre Loti, scrittore francese affascinato dai fasti eterni di Bisanzio, era di ritorno dalla Francia e in cerca della sua amante perduta, una bellissima donna turca. La splendida donna di cui si era perdutamente innamorato era, ahimè, già sposata. Dopo uno struggente addio, fu proprio qui a Eyüp che lui la ritrovò… sepolta in una delle tombe del cimitero della collina! Da allora Pierre Loti cominciò a frequentare il piccolo caffè, dove scrisse alcune delle sue opere più belle; dal suo nome nacque il caffè letterario – ora anche ristorante – tra le lapidi sparpagliate sulla collina, fin giù al mare.
Se il Loti dovesse essere troppo affollato, specie nel weekend, non disperate: superate il Pierre Loti e poco dopo, sulla sinistra in cima alla scala, troverete l’ottimo Tarihi Kahfe.
Qui si mangia benissimo, anche meglio che al Loti, i tavolini con “vista Corno D’Oro” sono sempre disponibili, e costa anche un po’ meno! Con 15TL potrete gustare un ottimo Menemen (terrina di uovo sbattuto con pomodoro e peperone verde) con Gözleme (la piadina turca!) al formaggio e carne. Da leccarsi i baffi! Se poi è domenica e dovete fare colazione, vi consigliamo di ordinare il Kahvalti Plate, piatto tipico della colazione turca: olive, formaggi miele e tante altre cose buone, come il Kaymak, un po' l'equivalente del nostro mascarpone.
Ad accompagnare il tutto dello squisito chay servito in tazzine di vetro tradizionali, con tanto di piattino istoriato: un must. Adoro i colori riflessi in una tazzina di thé turco.
Dal Tarihi Kahfe si ammira una Istanbul colorata e vivace, con le sue case fatiscenti ed eleganti, affacciate su uno degli scorci più belli del Corno d’Oro.
Quando riuscirete a vincere l’inerzia del dopo pasto e a sottrarvi alla bellezza del posto, avrete due opzioni: potrete scendere a piedi imboccando la viuzza di pietra tra le lapidi del cimitero, oppure procurarvi un gettone e saltare sulla funicolare (2 TL) che vi condurrà direttamente ai piedi della Moschea del Sultano di Eyüp. Se invece deciderete di restare sulla magica collina, niente paura: c’è la possibilità di affittare camere direttamente al Pierre Loti, in una piccola struttura adiacente. Indovinate a chi è intitolata?
PIERRE LOTI E KARIHI KAHVE – PIERRE LOTI ROOMS & HOTEL
Più o meno un anno fa, dalle pagine di questo blog ci lamentavamo della mancanza di titoli che riprendessero lo stile delle pellicole di un tempo. Fortunatamente, ci sbagliavamo!
Dujardin, Bejo e Hazanavicus belli e vincenti a Cannes
The Artist va addirittura oltre, ripartendo più o meno dal principio, cioè dal cinema muto. Gli spettatori meno cinefili non si lascino ingannare, questo film si può riassumere in una sola parola: bello!
L'operazione pare una via di mezzo fra la scommessa (vinta) fra amici e una produzione hollywoodiana dei tempi d'oro.
La pellicola del quarantenne regista francese Michel Hazanavicius, quasi si trattasse di un falso d'autore, riprende il linguaggio e le tecniche dei grandi classici del muto, togliendo da questo genere la polvere di svariati decenni. Ma interrompiamo le lodi e parliamo del film.
John Goodman prevede lauti incassi
La trama segue le carriere parallele e divergenti di due personaggi, George Valentin, stella del cinema muto, e Peppy Miller, ragazza che con l'approssimarsi del sonoro passa da comparsa a stella di prima grandezza. Alla caduta del primo si contrappone l'ascesa della seconda. Tuttavia, anche se l'intesa fra i due è evidente fin dal primo fortuito incontro, nel corso del film l'amore vero e proprio fatica a sbocciare. Solo l'intuizione finale ci rivelerà che muto e sonoro non sono antitetici, ma parti integranti di una stessa meraviglia: il cinema!
Et voilà!
Il bello del film muto rispetto al sonoro è nell'universalità del linguaggio, la recitazione, che consente allo spettatore di concentrarsi sull'immagine anzichè sui dialoghi. L'ora e mezza abbondante del film passa senza fatica; l'evoluzione della trama e le trovate di sceneggiatura si susseguono a ritmo veloce e non fanno rimpiangere l'assenza dei dialoghi (a proposito, ma non sarà meglio un film muto di uno con battute banali o inconsistenti? Noi condividiamo l'opinione dei Depeche Mode in merito alla questione).
Gli attori principali sono Jean Dujardin, interprete della versione francese della sitcom Love Bugs, che alla prima interpretazione di respiro internazionale si è portato a casa (per ora) la palma d'oro di Cannes come miglior interprete; di scarsa esperienza internazionale è anche Bérénice Bejo, brava e bellissima moglie di Hazanavicius.
Largo ai giovani!
I comprimari sono selezionati fra i migliori professionisti di Hollywood e sembrano apprezzare molto la possibilità di fare qualcosa di diverso dal solito. John Goodman (un mito qui all'altezza del suo curriculum, di cui ricordiamo Arizona Junior, Big Easy - Brivido seducente, Seduzione pericolosa, I Flintstones, Il grande Lebowski) è il tipico grasso produttore Hollywoodiano inseparabile dal suo sigaro, cinico ma non troppo. Penelope-Ann Miller (Il boss e la matricola, Carlito's way, Relic) è la moglie trascurata di George. I fidati autisti di George e Peppy sono due "facce da duro", rispettivamente James Cromwell (Invito a cena con delitto, i due film di Babe mailino coraggioso, il cattivo capitano di L.A.Confidential, La figlia del generale, Il miglio verde, W di Oliver Stone) ed Ed Lauter (Quella sporca ultima meta, King Kong - quello del 76 - Cujo, il sottovalutato Rocketeer, Codice Magnum).
James Cromwell, chauffeur fedele anche nella sventura
Alcune scene ci hanno colpito in modo speciale: la prima colazione a casa di George dove lui ed il suo cagnolino si fanno il verso a vicenda (un Jack Russell simpatico e bravissimo, da Oscar al miglior attore non protagonista); quella in cui una Peppy di belle speranze si ritrova nel camerino di George e si immagina abbracciata da lui infilando un braccio nella manica del suo frac; infine - a nostro avviso da storia del cinema - la scena dell'incubo di George, con la "terrificante" irruzione del sonoro in un mondo altrimenti muto, dove persino la caduta di una piuma genera un boato insopportabile, di grande efficacia scenica.
Peppy sogna l'amore ed il successo
Nel corso del film vengono utilizzati alcuni espedienti visuali per sottolineare i diversi momenti e stati d'animo; ad esempio l'uso del contrasto, molto netto nelle sequenze iniziali che descrivono il momento dell'apice del successo di George, per farsi più grigio, quasi polveroso, nelle scene dedicate alla caduta e crisi. Le immagini tornano ad essere brillanti nella catarsi finale.
Bérénice Bejo è vestita benissimo, sexy ed elegante, da Mark Bridges (costumista in vari blockbuster: Boogie Nights, Magnolia, Blow, The Italian Job, Be Cool, più di recente il bel The Fighter). Il cappottino con la pellicia lunga nera è un capo come (purtroppo!) non se ne fanno più, i cappelli a cloche sono deliziosi e gli inserti in pelliccia sono splendidi (a onor del vero su questo blog preferiamo che le pellicce restino attaccate ai legittimi proprietari).
Il nocciolo della questione a nostro avviso non sta tanto nel dilemma "muto o sonoro", non si può sostenere (e credo nessuno lo faccia) che sarebbe meglio tornare indietro alle tecniche di settanta(!) anni fa. Il cinema, da sempre, è alfiere dell'innovazione. Ma altrettanto sciocco - e non parliamo solo di film - sarebbe lasciare per strada una certa idea di come vanno fatte le cose, con passione e sapienza.
The Artist è un film divertente, che pur senza parlare ci sa raccontare di ascesa, caduta, amore, dedizione, riscatto. Il tutto sempre con un sorriso sulle labbra e un tocco di ironia.
Al bando dunque le idee preconcette e diamo il giusto riconoscimento un progetto coraggioso e ben realizzato!
L'abbiamo "scoperta" a Paratissima (leggi QUI) e ritrovata a By Hand, con la collezione PreludeSerena Poletto Ghella è un nuovo talento che si affaccia al già ricco panorama della moda indipendente torinese. L'abbiamo incontrata e ne è nata un'intervista sui generis iniziata in un caffè affacciato su Piazza Vittorio e proseguita con una passeggiata per le vie del centro in cui si è parlato di moda, cani, social network e progetti per il futuro. Dopo esordi lavorativi molto "seri e normali", Serena ha sentito il richiamo della creatività e, dopo aver frequentato Fashion Design allo IED di Torino, è andata a bottega ad imparare il mestiere; frutto di tanto impegno è Prelude, la prima collezione di Serena.
Per la mia collezione d'esordio mi sono ispirata alla Secessione viennese - racconta Serena - un movimento che mi affascina perchè da sempre sono innamorata dell'idea di artista poliedrico, che spazia dalle arti figurative al design, dall'architettura alla moda. Nel disegnare Prelude ho fatto un vero e proprio esercizio concettuale: partendo dai figurini dell'epoca, mi sono concentrata sulla silhouette dell'abito e, cercando di restare fedele alle linee del tempo, ne ho rielaborato la struttura, così da creare qualcosa d'inedito e dal gusto romantico. Nel disegnare la collezione ho cercato di non perdere di vista le esigenze delle mie clienti, donne che mi piace pensare simili a me, amanti di linee originali ma al contempo attente al rapporto qualità-prezzo, donne dal budget reale ma non per questo disposte a rinunciare alla qualità dei tessuti e della lavorazione.
Sono fermamente convinta che il fine ultimo di un abito sia quello di essere indossato, perciò deve essere costruito sulla persona, sulle sue esigenze. La mia aspirazione è vestire le donne di tutte le età, così sono molto attenta che le linee della mia collezione possano donare a tutte, mentre lavoro su un prototipo introduco sempre piccole modifiche perché lo stesso modello possa adattarsi a fisici anche molto diversi tra loro. La vestibilità innanzi tutto!
Le creazioni di Serena Poletto Ghella si trovano: Miaao (Museo Internazionale delle Arti Applicate Oggi) Via Maria Vittoria 5, Torino Irresistible attraction to Imperfection - Temporary shop(Leggi post QUI) Via Andreis 18/16t (cortile del maglio), Torino oppure potete contattare direttamente SerenaPoletto Ghella
Arrivano le feste natalizie e si pone il solito dilemma: che cosa indossare per celebrare degnamente la festa più importante dell'anno e contemporaneamente fare bella figura con il parentado? Torino Style suggerisce un look nero, passepartout per tutte le occasioni e di sicura eleganza, oppure rosso, il colore natalizio per eccellenza. E siccome qualcuno lamenta che proponiamo outfit troppo cari, ci siamo divertite a comporre due coppie di outfit simili ma agli antipodi per quanto riguarda i prezzi. Per sfoggiare il look n. 1 bisogna investire più o meno il guadagno annuo di una persona normale ma come potete vedere il look n. 2 non è così diverso e non è necessario accendere un mutuo per zittire le parenti criticone (beh certo, McQueen è sempre McQueen, però quando un vestito costa come una vacanza a cinque stelle forse è meglio ripiegare su qualcosa di più modesto).Stesso discorso per il duo in rosso: il look n. 3 è davvero alla portata di chiunquee per indossare il look n. 4, pur costoso, non è necessario aver sposato un emiro. E ora, a voi la scelta!
Look #1
Vestito - Alexander McQueen - £ 6540, brownsfashion.com
Manuela Gomez, la poliedrica artista- stilista di cui vi abbiamo già parlatoQUIe QUI, ha da poco presentato la nuova collezione A/I 2011/2012: la principale fonte d'ispirazionedi Manuela Gomez restano i ricchi damaschi settecenteschi ma rispetto alla precedente collezione il tessuto lascia spazio anche alla pelle: ho pensato di creare un prodotto non solo bello ma anche pratico e, se per le scarpe delle occasioni speciali mi sono mantenuta fedele alla stoffa, ho deciso di creare una collezione completa anche in pelle, che possa essere indossata tutto l'inverno senza paura che si sciupi - ci racconta Manuela. Mi piace molto lavorare con i damascati, perchè la natura stessa del tessuto rende le scarpe leggermente asimmetriche creando un movimento che trovo molto interessante; per le scarpe in seta ho giocato con l'asimmetria applicando cristalli decorativi e ho ripreso la stessa idea con la pelle, stampandola a motivi floreali che tanto ricordano il tessuto.
La collezione A/I 2011-12 è stata studiata per andare incontro alla esigenze di tutte nella varietà dei materiali e dei modelli: oltre alle classiche decolletée e agli stivali con il tacco, Manuela ha creato ballerine e stivali bassi per chi ama restare con i piedi ben piantati per terra, e una piccola, elegantissima, selezione di scarpe da sposa.
Troverete le calzature di Manuela Gomez da Anna Boutique, in via Maria Vittoria 10 a Torino, qui potrete provare le sue creazioni e, una volta scelto numero e modello, ordinare la vostra scarpa personalizzata che, realizzata apposta per voi, nel giro di un mese sarà ai vostri piedi!
Alcuni modelli da collezione firmati Manuela Gomez sono esposti a I Love IT, la mostra di artigianato Made in Italy aperta fino al 12 gennaio 2012 al Palazzo della Regione Piemonte, in Piazza Castello 165 a Torino.
Manuela Gomez posa con la scarpa in cristalli tricolore dedicata al 150°dell'Unità d'Italia
stivaletto in pizzo, modello da collezione di Manuela Gomez
Chi non sarebbe incuriosito da una vetrina dallo slogan così accattivante?
Noi ne abbiamo varcata immediatamente la soglia e ad accoglierci abbiamo trovato EmilyEmme in persona, vulcanica stilista torinese che una e fà e cento ne pensa. Emily, dopo la tradizionali trafila di studi fashion: Fashion Design allo IED di Torino, Cool Hunter allo IED di Milano e cinque faticosi anni a sudare su ago e filo all'Artemoda di Torino, ha aperto questa deliziosa bottega in Via Torricelli a Torino, dove l'abbiamo incontrata.
Nel realizzare la mia collezione amo seguire il mio gusto, che è abbastanza classico; ogni tanto però mi concedo qualche colpo di testa e realizzo qualche capo un po' più stravagante - ci racconta Emily - per questo autunno/inverno ho pensato di partire dai tessuti di arredamento che, abbinati a stoffe più tradizionali (le stoffe di Emily sono all'insegna dell'alta qualità Made in Biella n.d.r.), conferiscono anche a un capo classico un tocco di originalità. Anche per quanto riguarda le tendenze, cerco di non farmi coinvolgere troppo dalla moda del momento ma di concentrarmi su quello che realmente mi piace o che vorrei vedere addosso alle persone.
Quest'anno mi sono concentrata sul blu carta da zucchero, il nero e l'arancio per gonne e vestiti a ruota ultra-femminili. Naturalmente il mio lavoro non si limita alla collezione EmilyEmme, penso che sia importante per uno stilista emergente proporsi con semplicità; per questo motivo nel mio mini-atelier non ci limitiamo alla collezione e al su misura ma lavoriamo anche con le piccole riparazioni e il restyling di capi fuori moda. Fosse anche solo per un orlo, è importante lavorare con passione e precisione, la cura per il dettaglio viene riconosciuta dai clienti che non di rado, dopo aver "testato" la lavorazione EmilyEmme con le piccole riparazioni, tornano per la collezione o per abiti importanti.
EmilyEmme non si limita all'abbigliamento e da poco ha firmato anche una linea di occhiali dalle linee retrò per donne che non hanno paura di farsi notare!
EmilyEmme è in via Torricelli 38A a Torino
è aperto dal martedì al venerdì dalle 10,00 alle 13,30 e dalle 16,00 alle 19,30
giovedì orario continuato
il sabato dalle 10,00 alle 14,00 mentre al pomeriggio si riceve su appuntamento.
Info e contatti:
emily@emilyemme.com www.emilyemme.com
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