mercoledì 19 marzo 2014

E fu sera e fu mattina - la recensione

A cura di The talking Mule 

Que el fin del mundo te pille bailando, 
que el escenario me tiña las canas, 
que nunca sepas ni cómo, ni cuándo, 
ni ciento volando, ni ayer ni mañana


Ci sono registi a cui non bisognerebbe assegnare un budget, perchè poi lo spendono in effetti speciali ridondanti e non funzionali alla storia oppure nel compenso di una star di livello internazionale che finirà per oscurare inevitabilmente ogni altro aspetto del film, e poi ci sono registi a cui si dovrebbero dare soldi a volontà, perchè ne conoscono il valore e se ne servono per rendere l'opera migliore. Normalmente i primi sono coperti di milioni dagli studios e i secondi passano più tempo a cercare di finanziarsi che a girare film. Emanuele Caruso, regista di E fu sera e fu mattina, di certo  appartiene alla seconda categoria: al suo primo lungometraggio, si è finanziato attraverso la piattaforma di crowdfunding Produzioni dal basso, grazie alla quale ha raccolto circa 40.000€, qualche contributo è arrivato dalla Film Commission piemontese, da una banca cuneese e da alcuni enti locali. Alla fine il film, due ore piene, è stato realizzato con circa 70.000€, come dire il costo di un paio di berline di media dimensione. La distribuzione viene fatta "a piedi", girando per le sale chiedendo di proiettare il film. Insomma, E fu sera e fu mattina è un film realizzato grazie a passione genuina, quella che ti fa rinunciare alle ferie per andare a girare, che ti fa passare i weekend a girare per le sale di mezzo nord Italia a fare promozione. Ed è una storia di oggi, non degli anni 50. Ci sono ancora cose che i soldi non possono comprare, costruire il proprio sogno è una di quelle.


La storia di E fu sera e fu mattina si basa su un quesito molto potente: cosa faremmo se sapessimo che il mondo finisce tra un paio di mesi? Cosa cambierebbe nella nostra vita? Davvero impareremmo a gustarci la vita fino in fondo o le nostre imperfezioni, le invidie, le gelosie che ci portiamo dietro avrebbero comunque il sopravvento? Nell'immaginario paesino di Avila (in realtà La Morra, in provincia di Cuneo) gli abitanti dopo aver ricevuto la notizia che il sole si sta per spegnere proseguono il tran tran quotidiano più o meno come sempre, fra i soliti pettegolezzi e pregiudizi, alcuni senza nemmeno credere ad una notizia così destabilizzante. Fra tutti la cinepresa si concentra sul parroco Francesco, su un ragazzo dal passato lacerante, il caustico Gianni, una coppia alle prese con le chiacchiere di paese, Marse e Anna, e una barista che nasconde un tragico segreto, Luisa. Fra il tentativo di chiudere le questioni irrisolte e l'amarezza per un futuro insieme che svanisce, i cinque arrivano uniti alla fine del mondo, e chissà se davvero quando sei insieme a coloro a cui vuoi bene il mondo può finire, o anche di fronte all'ineluttabile c'è sempre una alternativa?


Fra gli interpreti spiccano Albino Marino nel ruolo di Don Francesco e Lorenzo Pedrotti in quello di Gianni. Le comparse "locali" che danno vita ai vari personaggi di paese sono convincenti, anche la recitazione un po' caricata, quasi teatrale, li rende più vicini al personaggio di paese, in fondo tutti noi recitiamo una parte di fronte al nostro prossimo...
Il comparto tecnico merita particolare attenzione, viste le vicissitudini produttive della pellicola. La fotografia, a luce (quasi) naturale è di Cristian De Giglio, anche lui al primo lungometraggio, le musiche  di Remo Baldi sono molto azzeccate nelle atmosfere e ben armonizzate con le immagini.
I paesaggi langaroli sono semplicemente spettacolari, mentre le riprese all'interno dei paesi scelgono di mostrare la normalità dei luoghi più che la bellezza di piazze, chiese e palazzi.


E fu sera e fu mattina è un'opera non priva di difetti, specialmente nella sceneggiatura: rispetto alla lunghezza ragguardevole alcune situazioni vengono trascinate troppo a lungo, alcuni concetti ripetuti più volte, si insiste troppo su alcuni personaggi e troppo poco su altri. Eppure anche senza enfatizzare la tragedia incombente arriva al cuore come raramente ci è successo di vedere in un film italiano. Finalmente un film drammatico che non scade nella facile critica politica, nè nel moralismo, ma ci mostra per come siamo: pieni di ferite e di difetti ma anche di amore oltre ogni logica. 
Tutto il film dai problemi di finanziamento, alla realizzazione, la distribuzione e - a ben vedere - anche nelle vicende che accadono ai personaggi è una testimonianza che nulla nel futuro è già scritto: contro ogni probabilità si può fare un film in una nazione che non crede di poter fare altro che commedie, si può mettere insieme una crew che lavora a un'opera perchè ci crede, si possono trovare dei gestori di cinema che ti danno una possibilità. E funziona davvero: in una serata settimanale il cinema Reposi di Torino era gremito, e anche se all'uscita ho sentito qualche spettatore brontolare, ne ho visti molti avviarsi verso l'uscita con gli occhi lucidi e lo stesso mio groppo alla gola. Dove non arrivi coi soldi puoi farcela con la passione, l'impegno, l'emozione. Un'altra via è sempre possibile. 

Però adesso che Caruso ce l'ha dimostrato, possiamo solo sperare che qualche casa produttrice si ricreda e gli dia un budget serio per fare un'altro film. Seriamente.  


2014 - E fu sera e fu mattina
Regia: Emanuele Caruso
Fotografia: Cristian De Giglio
Musiche: Remo Baldi 

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1 commento:

  1. una recita parrocchiale noiosa e malfatta e molto resuntuosa.

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